Camminando per Roma salta all'occhio il grande numero di
automobili col contrassegno per disabili. Come persona non si può rimanere
indifferenti di fronte tale dato. Vi sono infatti due motivi di riflessione:
1) se effettivamente è reale il numero di tali disabili allora la
città di Roma può essere considerata una città veramente sfortunata e in questo
caso sarebbero da analizzare le cause di una tale concentrazione;
2) se tali contrassegni sono finalizzati solo alla possibilità di
parcheggiare facilmente ovunque o avere facili vie di accesso tra i divieti
della capitale, allora ci sarebbe da riflettere sull'elevato numero di disabili
mentali che preferiscono per "vie traverse" accedere ad una
agevolazione umanitaria senza averne diritto.
Mi vengono sempre in mente in questi casi tre persone che hanno
segnato la mia vita e che hanno realmente capito che la mafia non è un fenomeno
delinquenziale, ma è una cultura, una distorsione psicologica che spinge l'uomo
a pensare che le leggi appartengono agli "altri" e che per loro ci
sia sempre una scorciatoia. Questo ha fatto paura a molti!
“….se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello
dello Stato, delle sue Istituzioni e delle sue Leggi; non possiamo oltre
delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti.”
(Carlo Alberto Dalla Chiesa)
“…..perché una società vada bene, si muova nel progresso,
nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene,
dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per
avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore basta che ognuno faccia il
suo dovere!” (Giovanni Falcone)
“….la lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella
nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata
opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti
e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la
bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del
compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della
complicità.” (Paolo Borsellino)
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