mercoledì 11 marzo 2015

Quando la notizia crea ansia...

Uno dei principali argomenti di dibattito attuale riguarda l’aspetto etico della libertà di stampa e le implicazioni legate alla diffusione di notizie che possono creare disagio o veri e propri problemi ansiosi. Dalla nota vicenda su “charlie hebdo” alla diffusione di notizie riguardanti le azioni dell’ISIS ci si chiede fino a che punto la libertà di stampa può spingersi senza provocare situazioni pericolose, controproducenti se non vero e proprio appoggio a terroristi. Ciò che infatti trasforma il fatto in una notizia è la sua pubblicazione, ma spesso la notizia può diventare spot e servirsi del diritto di cronaca per pubblicizzare azioni che creano disagio a chi le ascolta. Che la stampa sia veicolo di manipolazione mediatica sembra essere evidente, ma allora bisognerebbe anche chiedersi: è giusto che la satira invada il campo delle credenze religiose o prenda di mira difetti fisici? Fino a che punto è bene sapere che un bambino sia stato trasformato in assassino? E’ costruttivo divulgare notizie sottolineando la nazionalità o il colore della pelle di chi compie azione delittuose? Deve la notizia comprendere commenti o il diritto di cronaca deve limitarsi a raccontare? Qualcuno si è mai posto il problema delle implicazioni psicologiche di chi legge o ascolta una notizia?

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