venerdì 6 dicembre 2019

Il falso potere del bullo

E' capitato a tutti di venire in contatto con un bullo, a volte la cosa è inconsapevole e si smonta da sola, altre volte lascia un segno indelebile nella personalità di una vittima.
Il bullo è un individuo che nasconde i propri sensi di colpa, dietro una maschera beffarda. Per auto-convincersi ad essere autorevole ha bisogno di esercitare un potere subdolo verso una vittima designata. La vera forza del bullo è uno sfrenato narcisismo, privo di empatia, generato da i suoi stessi sensi di colpa. I suoi atteggiamenti, spesso sessisti ed egoistici, fanno confluire verso di se altre persone (gregari), con carattere debole, che per paura di essere emarginati fanno da spalla alle sue iniziative verso la vittima designata. Il triangolo perverso bullo, vittima, gregari genera una pericolosa modalità di azione che spesso ha tragiche conseguenze psicologiche. 
Fermare il potere di un bullo non è difficile. L'arma vincente è alzare la voce. Il bullo infatti agisce nella palude omertosa dei suoi gregari, ma quando si alza la voce i gregari svaniscono e il bullo resta nudo e ridicolo. Quindi denunciare subito, illuminare la scena. Esistono varie forme di bullismo che vanno dai gruppi scolastici a vere e proprie cordate di potere in ambito lavorativo.
Contro il bullo esistono numerose organizzazioni che favoriscono l'intervento adeguato, ma se ci abituiamo tutti all'idea di alzare la voce di fronte ogni tipo di sopraffazione i bulli si sciolgono come neve al sole. Pensare al modo più idoneo di ribellarsi al bullismo è una buona regola sempre, se si reagisce subito il bullo si smonta. Occorre inoltre evitare a priori qualsiasi tipo di compromesso o dipendenza psicologica che possa frenare una reazione. Nello specifico, dare troppa confidenza a persone che si conoscono da poco, farsi fotografare o riprendere per gioco in situazioni potenzialmente compromettenti, mostrarsi debole o in cerca di sostegno. 
Il bullismo fa parte del malessere di una società egoista, ma si può combattere..

lunedì 24 giugno 2019

Il conflitto


Quando si oltrepassa il limite dell'accettabile vi sono due possibilità: o si soccombe o ci si ribella. La prima ipotesi non è generalizzata, si può scegliere di soccombere un certo numero di volte, accettando una situazione inaccettabile, ma normalmente non ci si tira indietro sempre. Il più delle volte ci si adatta in attesa di una evoluzione che avviene solo se la controparte è intelligente. Nella maggior parte dei casi ci si ribella, se non subito, dopo aver sperimentato che l'accettazione non porta alcun beneficio. Il conflitto tra le persone nasce quindi da una ribellione verso una modalità singola o istituzionale che non è lineare e non rispetta le regole. La dialettica interpersonale porta spesso a diffidare di chi si ribella in quanto il nostro status psicologico è più propenso al mantenimento di uno status quo e non vede mai di buon auspicio un conflitto. Così capita che chi di fatto ha causato una situazione inaccettabile passa da vittima di un conflitto. Col tempo però tutto cambia. La riflessione postuma riabilita quasi sempre chi si ribella (nessuno si ribella senza motivo) e il tempo restituisce la giusta visione di una situazione. 
Da tutto ciò si evincono diversi insegnamenti: 
1) non bisogna mai giudicare; 
2) non dare per scontata una buona fede millantata; 
3) informarsi sempre sui fatti; 
4) prima o poi si ribellano tutti ad una sopraffazione. Giocare col fuoco non è salutare.....

mercoledì 29 maggio 2019

Burnout ...non preoccupatevi è solo stress!


Nel rispetto di decisioni ufficiali, non sono d'accordo a definire il "burnout" un semplice fenomeno lavorativo. Probabilmente chi ha valutato la sindrome ha solo letto gli effetti senza avere mai significativamente sperimentato turni di lavoro di 8 ore e più in condizioni di criticità. Il burnout debilita le persone almeno quanto un'influenza, e per di più spesso non bastano 5 giorni di riposo e neanche una buona medicina. Chi viene colpito da "burnout" non è solo stanco, ma è avvilito da una serie di concause che rendono il lavoro inumano. Si parla di saltare riposi, effettuare doppi turni consecutivi, andare sistematicamente oltre il proprio orario. Ma non è solo lavoro. Attorno alle attività prettamente lavorative c'è un mondo strano e ingiusto che genera stress. Si possono individuare quattro macrocategorie:
1) La burocrazia: si è spesso umiliati da tutta una serie di cose che rendono il lavoro psicologicamente pesante. Innanzi tutto vi è la scarsa empatia dei colleghi burocrati che per ogni richiesta generano un labirinto di problematiche a volte veramente inutili. Ogni pratica diventa una montagna da scalare, ogni richiesta risulta umiliante. 
2) I colleghi: i cosiddetti "furbetti", quelli che evitano i turni pesanti, che approfittano di ogni scusa per assentarsi, che conoscono tutte le possibilità di usufruire assenze giustificate e che, alla fine, costringono a lavorare i soliti noti.   
3) I responsabili: spesso semplicemente incapaci, ma altrettanto spesso oberati da tanti di quei compiti che non consentono di vigilare sul corretto comportamento dei sottoposti, e "quando il gatto non c'è i topi ballano" (vedi punto 2).
4) Le cause esterne correlate al lavoro: i figli da accompagnare, il parcheggio, il traffico, la manutenzione di auto e casa, i problemi di relazione completano il quadro delle macrocategorie che generano stress.
Cosa si può fare? 
Mi sembra banale sottolineare che uno psicologo di riferimento possa rappresentare uno sfogo salutare. Oltre a questo si potrebbe alleggerire il carico di lavoro, riducendo drasticamente le ore lavorative e coinvolgendo più persone nella catena lavorativa, e inoltre controllare l'efficienza lavorativa dei singoli, ma sono solo parole al vento.....

Per approfondire:

venerdì 7 settembre 2018

La cultura del furbo


Alla base di quasi tutte le frustrazioni che colpiscono la gente comune vi sono comportamenti prevaricanti, o ritenuti tali, da parte di individui che approfittano di cavilli più o meno legali per avere privilegi. I furbi si manifestano in tantissimi modi, ma soprattutto si manifestano quando sono certi di impunità e fanno danni enormi.
Furbo non si nasce, si diventa, quando certi comportamenti sono premiati dal vantaggio ottenuto. Quasi sempre alla base della “filiera” di un comportamento prevaricante vi è una mancanza di controllo o quantomeno la tolleranza di una piccola concessione che diventa basilare per un comportamento scorretto. Vi è un certificato medico, vi è una giustificazione per qualcosa che è stato enfatizzato ad arte (una storta che viene magistralmente fatta passare per contusione o frattura, una invalidità), vi è una “assenza giustificata” legata alle tante leggi che un paese civile mette giustamente a disposizione per attività di sindacato, di accudienza di minori o infermi, vi è l’avidità di un imprenditore che “chiude” e “riapre” con lucro. Tutte queste concessioni particolari diventano, nelle mani di un “furbo”, grimaldelli da usare con destrezza per “rubare” giorni di lavoro, o sussidi economici.
Ebbene queste persone sono veri e propri generatori di frustrazioni che colpiscono una maggioranza silenziosa di persone corrette, che lavorano ogni giorno, che devono far quadrare un bilancio familiare, che utilizzano i servizi pubblici.
Cosa fare? Sicuramente più controllo nelle concessioni di qualsiasi “bonus” particolare, ma soprattutto pubblicizzare l’esempio di ogni persona onesta che rispetta il proprio stipendio con la propria presenza attiva, che agisce pro-attivamente, che rispetta chi sta accanto.
Furbi si diventa valutando la convenienza di un comportamento scorretto, tale comportamento va bandito.

martedì 4 settembre 2018

La sindrome del nido vuoto


Si definisce “sindrome del nido vuoto” quel senso di solitudine che invade i genitori di un figlio/a che ha appena lasciato casa per intraprendere una nuova vita per proprio conto. 
Il giorno del saluto viene spesso ricordato tra i giorni più brutti e spesso si innesca un circolo vizioso misto di stati ansiosi e depressivi, con grande tentazione di contattare il figlio. 
La sindrome del nido vuoto va innanzitutto prevenuta in tempo, attraverso una attenta riflessione su un concetto che spesso il genitore dimentica: il figlio è una persona libera, ed ha il diritto di fare una vita in libertà. Tale concetto va di pari passo col concetto di amore libero, nel senso di “non possessivo”. Se infatti si vuol bene veramente una persona, va lasciata libera. 
La sindrome del nido vuoto è quindi una reazione naturale ad una mancata educazione all’amore, la stessa reazione che, a volte, in maniera spropositata si manifesta quando avviene una separazione.
Quando nasce un figlio dovremmo quindi ripetere a noi stessi, ogni giorno, che il vero compito di un genitore è quello di riuscire a mettere in condizioni il proprio figlio a inserirsi nella società, privilegiando le nozioni del rispetto, dell’adattamento e dell’intraprendenza. Riuscire ad inserire il proprio figlio nella società significa affievolire tutti gli stati ansiosi e depressivi che sono tipici della sindrome del nido vuoto con risvolti positivi per tutti.

giovedì 14 giugno 2018

Lo Psicologo, sfatiamo i luoghi comuni



Nella maggior parte dei casi una persona ha concetti errati sul ricorso all’aiuto psicologico. Cerco di fare chiarezza sui principali punti di distorsione:
·         Non si va dallo psicologo perchè si è matti. Lo psicologo è un professionista specializzato nel comprendere il disagio di persone normali. Spesso abbiamo le soluzioni del nostro problema davanti agli occhi, ma le nostre abitudini, le nostre convinzioni, i nostri errori di valutazione non ci permettono di vedere una via d’uscita.

·         Le terapie non sono troppo lunghe. Ogni psicologo lascia libero il paziente sulla durata di ogni terapia. Lo scopo di uno psicologo serio è di fornire ad una persona gli strumenti necessari per superare i disagi. Normalmente dopo una serie minima di sedute viene fornito un referto con i risultati dei colloqui e dei test effettuati per valutare una strategia operativa. Questo consente alla persona di superare autonomamente i disagi medio bassi, e comunque viene lasciata la porta aperta per sedute singole di aggiornamento. Nei casi più semplici entro cinque sedute si risolve il problema.

·         Lo psicologo non costa tanto. I costi indicativi delle sedute psicologiche sono consigliati dall’Ordine Nazionale degli Psicologi e sono consultabili in qualsiasi momento (nomenclatore). Di norma il costo di una seduta psicologica, che è detraibile dal proprio reddito, bilancia di gran lunga il benessere ottenuto. In ogni caso, alla prima seduta lo psicologo deve fornire tutte le indicazioni su costo totale e durata del trattamento in merito al disagio presentato.

·               I farmaci non sono l’unica soluzione. Molti disturbi sono di natura psicologica, il farmaco spesso risolve il problema, ma lascia sempre effetti collaterali. Ottenere una risoluzione del problema per via psicologica è sempre vantaggioso.

·          Non è come nei film. L’immagine che viene data dello psicologo è spesso stereotipata e non sempre rispondente al reale. Lo psicologo è una persona con cui colloquiare senza temere di essere giudicati.

lunedì 5 marzo 2018

Disfunzione erettile



La disfunzione erettile è un disturbo altamente invalidante a livello psicologico. La causa primaria riguarda il mancato flusso sanguigno nell’organo sessuale maschile, e può dipendere da una serie di fattori fisici, psicologici o indotti da sostanze. Per tale motivo occorre indagare attentamente sulle abitudini della persona interessata. Vi sono diversi rimedi per superare il disturbo fisico relativo alla disfunzione erettile e far fluire il sangue nell’organo sessuale maschile, tra le più comuni vi è la sollecitazione chimica attraverso inibizione dell’enzima fosfodiesterasi 5, che normalmente inibisce il flusso sanguigno nel pene, tramite pillole, o la vasodilatazione dei corpi cavernosi del pene attraverso iniezioni locali di sostanze attivanti.