E' capitato a tutti di venire in contatto con un bullo, a volte la cosa è inconsapevole e si smonta da sola, altre volte lascia un segno indelebile nella personalità di una vittima.
Il bullo è un individuo che nasconde i propri sensi di colpa, dietro una maschera beffarda. Per auto-convincersi ad essere autorevole ha bisogno di esercitare un potere subdolo verso una vittima designata. La vera forza del bullo è uno sfrenato narcisismo, privo di empatia, generato da i suoi stessi sensi di colpa. I suoi atteggiamenti, spesso sessisti ed egoistici, fanno confluire verso di se altre persone (gregari), con carattere debole, che per paura di essere emarginati fanno da spalla alle sue iniziative verso la vittima designata. Il triangolo perverso bullo, vittima, gregari genera una pericolosa modalità di azione che spesso ha tragiche conseguenze psicologiche.
Fermare il potere di un bullo non è difficile. L'arma vincente è alzare la voce. Il bullo infatti agisce nella palude omertosa dei suoi gregari, ma quando si alza la voce i gregari svaniscono e il bullo resta nudo e ridicolo. Quindi denunciare subito, illuminare la scena. Esistono varie forme di bullismo che vanno dai gruppi scolastici a vere e proprie cordate di potere in ambito lavorativo.
Contro il bullo esistono numerose organizzazioni che favoriscono l'intervento adeguato, ma se ci abituiamo tutti all'idea di alzare la voce di fronte ogni tipo di sopraffazione i bulli si sciolgono come neve al sole. Pensare al modo più idoneo di ribellarsi al bullismo è una buona regola sempre, se si reagisce subito il bullo si smonta. Occorre inoltre evitare a priori qualsiasi tipo di compromesso o dipendenza psicologica che possa frenare una reazione. Nello specifico, dare troppa confidenza a persone che si conoscono da poco, farsi fotografare o riprendere per gioco in situazioni potenzialmente compromettenti, mostrarsi debole o in cerca di sostegno.
Il bullismo fa parte del malessere di una società egoista, ma si può combattere..
Psicologo si è per passione, e ci si accorge di esserlo quando si capisce di aver principalmente considerato gli altri per quello che pensano o che possono pensare e non per come appaiono. Lo Psicologo è come uno specchio parlante che riflette e restituisce in modo obiettivo quello che spesso una persona non riesce a percepire di se stesso, al netto di condizionamenti. Di seguito le riflessioni di uno psicologo tra tanti....
venerdì 6 dicembre 2019
lunedì 24 giugno 2019
Il conflitto
Da tutto ciò si evincono diversi insegnamenti:
1) non bisogna mai giudicare;
2) non dare per scontata una buona fede millantata;
3) informarsi sempre sui fatti;
4) prima o poi si ribellano tutti ad una sopraffazione. Giocare col fuoco non è salutare.....
mercoledì 29 maggio 2019
Burnout ...non preoccupatevi è solo stress!
Nel rispetto di decisioni ufficiali, non sono d'accordo a definire il "burnout" un semplice fenomeno lavorativo. Probabilmente chi ha valutato la sindrome ha solo letto gli effetti senza avere mai significativamente sperimentato turni di lavoro di 8 ore e più in condizioni di criticità. Il burnout debilita le persone almeno quanto un'influenza, e per di più spesso non bastano 5 giorni di riposo e neanche una buona medicina. Chi viene colpito da "burnout" non è solo stanco, ma è avvilito da una serie di concause che rendono il lavoro inumano. Si parla di saltare riposi, effettuare doppi turni consecutivi, andare sistematicamente oltre il proprio orario. Ma non è solo lavoro. Attorno alle attività prettamente lavorative c'è un mondo strano e ingiusto che genera stress. Si possono individuare quattro macrocategorie:
1) La burocrazia: si è spesso umiliati da tutta una serie di cose che rendono il lavoro psicologicamente pesante. Innanzi tutto vi è la scarsa empatia dei colleghi burocrati che per ogni richiesta generano un labirinto di problematiche a volte veramente inutili. Ogni pratica diventa una montagna da scalare, ogni richiesta risulta umiliante.
2) I colleghi: i cosiddetti "furbetti", quelli che evitano i turni pesanti, che approfittano di ogni scusa per assentarsi, che conoscono tutte le possibilità di usufruire assenze giustificate e che, alla fine, costringono a lavorare i soliti noti.
3) I responsabili: spesso semplicemente incapaci, ma altrettanto spesso oberati da tanti di quei compiti che non consentono di vigilare sul corretto comportamento dei sottoposti, e "quando il gatto non c'è i topi ballano" (vedi punto 2).
4) Le cause esterne correlate al lavoro: i figli da accompagnare, il parcheggio, il traffico, la manutenzione di auto e casa, i problemi di relazione completano il quadro delle macrocategorie che generano stress.
Cosa si può fare?
Mi sembra banale sottolineare che uno psicologo di riferimento possa rappresentare uno sfogo salutare. Oltre a questo si potrebbe alleggerire il carico di lavoro, riducendo drasticamente le ore lavorative e coinvolgendo più persone nella catena lavorativa, e inoltre controllare l'efficienza lavorativa dei singoli, ma sono solo parole al vento.....
Per approfondire:
venerdì 7 settembre 2018
La cultura del furbo
Alla base di quasi tutte le frustrazioni che colpiscono la gente comune vi sono comportamenti prevaricanti, o ritenuti tali, da parte di individui che approfittano di cavilli più o meno legali per avere privilegi. I furbi si manifestano in tantissimi modi, ma soprattutto si manifestano quando sono certi di impunità e fanno danni enormi.
Furbo non si nasce, si diventa,
quando certi comportamenti sono premiati dal vantaggio ottenuto. Quasi sempre
alla base della “filiera” di un comportamento prevaricante vi è una mancanza di
controllo o quantomeno la tolleranza di una piccola concessione che diventa
basilare per un comportamento scorretto. Vi è un certificato medico, vi è una
giustificazione per qualcosa che è stato enfatizzato ad arte (una storta che
viene magistralmente fatta passare per contusione o frattura, una invalidità),
vi è una “assenza giustificata” legata alle tante leggi che un paese civile
mette giustamente a disposizione per attività di sindacato, di accudienza di
minori o infermi, vi è l’avidità di un imprenditore che “chiude” e “riapre” con
lucro. Tutte queste concessioni particolari diventano, nelle mani di un
“furbo”, grimaldelli da usare con destrezza per “rubare” giorni di lavoro, o
sussidi economici.
Ebbene queste persone sono veri e
propri generatori di frustrazioni che colpiscono una maggioranza silenziosa di
persone corrette, che lavorano ogni giorno, che devono far quadrare un bilancio
familiare, che utilizzano i servizi pubblici.
Cosa fare? Sicuramente più controllo
nelle concessioni di qualsiasi “bonus” particolare, ma soprattutto
pubblicizzare l’esempio di ogni persona onesta che rispetta il proprio
stipendio con la propria presenza attiva, che agisce pro-attivamente, che
rispetta chi sta accanto.
Furbi si diventa valutando la
convenienza di un comportamento scorretto, tale comportamento va bandito.
martedì 4 settembre 2018
La sindrome del nido vuoto
Il giorno del saluto viene spesso
ricordato tra i giorni più brutti e spesso si innesca un circolo vizioso misto
di stati ansiosi e depressivi, con grande tentazione di contattare il
figlio.
La sindrome del nido vuoto va
innanzitutto prevenuta in tempo, attraverso una attenta riflessione su un
concetto che spesso il genitore dimentica: il figlio è una persona libera, ed
ha il diritto di fare una vita in libertà. Tale concetto va di pari passo col
concetto di amore libero, nel senso di “non possessivo”. Se infatti si vuol
bene veramente una persona, va lasciata libera.
La sindrome del nido vuoto è quindi
una reazione naturale ad una mancata educazione all’amore, la stessa reazione
che, a volte, in maniera spropositata si manifesta quando avviene una
separazione.
Quando nasce un figlio dovremmo
quindi ripetere a noi stessi, ogni giorno, che il vero compito di un genitore è
quello di riuscire a mettere in condizioni il proprio figlio a inserirsi nella
società, privilegiando le nozioni del rispetto, dell’adattamento e
dell’intraprendenza. Riuscire ad inserire il proprio figlio nella società
significa affievolire tutti gli stati ansiosi e depressivi che sono tipici
della sindrome del nido vuoto con risvolti positivi per tutti.
giovedì 14 giugno 2018
Lo Psicologo, sfatiamo i luoghi comuni
Nella maggior parte dei casi una persona ha concetti errati sul ricorso all’aiuto psicologico. Cerco di fare chiarezza sui principali punti di distorsione:
·
Non si va dallo psicologo perchè si è matti. Lo psicologo è un professionista
specializzato nel comprendere il disagio di persone normali. Spesso abbiamo le
soluzioni del nostro problema davanti agli occhi, ma le nostre abitudini, le
nostre convinzioni, i nostri errori di valutazione non ci permettono di vedere
una via d’uscita.
·
Le terapie non sono troppo lunghe. Ogni psicologo lascia libero il paziente sulla durata
di ogni terapia. Lo scopo di uno psicologo serio è di fornire ad una persona
gli strumenti necessari per superare i disagi. Normalmente dopo una serie minima di sedute viene
fornito un referto con i risultati dei colloqui e dei test effettuati per
valutare una strategia operativa. Questo consente alla persona di superare
autonomamente i disagi medio bassi, e comunque viene lasciata la porta aperta
per sedute singole di aggiornamento. Nei casi più semplici entro cinque sedute si
risolve il problema.
·
Lo psicologo non costa tanto. I costi indicativi delle sedute psicologiche
sono consigliati dall’Ordine Nazionale degli Psicologi e sono consultabili in
qualsiasi momento (nomenclatore). Di norma il costo di una seduta psicologica,
che è detraibile dal proprio reddito, bilancia di gran lunga il benessere
ottenuto. In ogni caso, alla prima seduta lo psicologo deve fornire tutte le
indicazioni su costo totale e durata del trattamento in merito al disagio
presentato.
· I farmaci non sono l’unica soluzione. Molti disturbi sono di natura psicologica, il
farmaco spesso risolve il problema, ma lascia sempre effetti collaterali.
Ottenere una risoluzione del problema per via psicologica è sempre vantaggioso.
· Non è come nei film. L’immagine che viene data dello psicologo è spesso
stereotipata e non sempre rispondente al reale. Lo psicologo è una persona con
cui colloquiare senza temere di essere giudicati.
lunedì 5 marzo 2018
Disfunzione erettile
La disfunzione erettile è un
disturbo altamente invalidante a livello psicologico. La causa primaria
riguarda il mancato flusso sanguigno nell’organo sessuale maschile, e può
dipendere da una serie di fattori fisici, psicologici o indotti da sostanze. Per
tale motivo occorre indagare attentamente sulle abitudini della persona
interessata. Vi sono diversi rimedi per superare il disturbo fisico relativo
alla disfunzione erettile e far fluire il sangue nell’organo sessuale maschile,
tra le più comuni vi è la sollecitazione chimica attraverso inibizione
dell’enzima fosfodiesterasi 5, che normalmente inibisce il flusso sanguigno nel
pene, tramite pillole, o la vasodilatazione dei corpi cavernosi del pene
attraverso iniezioni locali di sostanze attivanti.
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