giovedì 13 novembre 2014

Dottore sono normale?

Non c’è niente di più soggettivo della propria sessualità. Quando una persona mi domanda se la propria sessualità, regolarmente espressa senza problemi, è “normale”, la risposta è certamente affermativa fatto salvo i casi nei quali la propria sessualità va a invadere la libertà o il benessere di altre persone. L’evoluzione della comunicazione di massa, attraverso forme di audiovisivi, che fanno da modello verso il concepimento delle nostre abitudini sessuali, sta influendo, ahimè, soprattutto sulla fascia giovanile, come una pesante interfaccia emulativa, a confronto della quale molti si percepiscono non adeguati. Così capita che in mancanza di un modello istituzionale, quale potrebbe essere quello divulgato in un ambito scolastico o in uno studio psicologico, la persona crea un “modello” di sessualità che è esattamente lo specchio di ciò che viene proposto attraverso la divulgazione assolutamente ingannevole dei mezzi di comunicazione, internet in testa. Si creano falsi miti in merito alla durata, alle dimensioni dei propri attributi maschili o all’avvenenza femminile, al numero degli orgasmi, senza pensare che la sessualità è la forma più sublime e naturale per poter sfogare le proprie frustrazioni e come tale non può e non deve essere catalogata. Nell’espletamento della propria sessualità occorre solo tenere in considerazione che, in compagnia di un partner, occorre evitare di essere egoisti, ma remare insieme verso un piacere individuale condiviso. A questo punto vorrei sfatare alcuni miti. In merito alla durata non esiste uno standard di fruizione del piacere sessuale. L’orgasmo si consuma in un arco di tempo, che secondo il nuovo Manuale dei Disturbi Mentali non può essere inferiore al minuto per gli uomini (in tal caso si configura come eiaculazione precoce), mentre, se non raggiunto, si parla genericamente di disturbo dell’orgasmo, con tutta una serie di implicazioni che sarebbe riduttivo trattare in questa sede. L’orgasmo femminile è poi più elaborato rispetto quello maschile e richiede più coinvolgimento emotivo, facendo, a mio modesto avviso, la sessualità delle donne una sessualità superiore qualitativamente. Si può comunque affermare che, per ciò che riguarda l’orgasmo, quando non si incorre in problemi fisici o derivanti da farmaci, vi sono, nella maggior parte dei casi,  implicazioni di tipo ansiose, e basta questo per configurare la maggior parte dei disturbi relativi all’orgasmo come disturbi a base psicologica che possono avere origini remote, come ad esempio i sensi di colpa. Detto ciò passiamo a sfatare il mito delle misure. Il piacere sessuale non controlla il mezzo, ma il fine. Questa semplice frase apre le porte a tutta una serie di persone, che pensano che il piacere sessuale sia correlato ad una dimensione o ad una durezza particolare o addirittura ad una età. Secondo la legge si può liberamente fare sesso tra persone consenzienti dalla maggiore età in avanti e questo vuol dire che legalmente non ci sono limiti di età, sempre che non vi siano fini diversi dal piacere reciproco. Ben venga quindi la sessualità anche negli “–anta” inoltrati, a dispetto di tutte le convenzioni a riguardo di menopausa e della cosiddetta andropausa che rappresentano solo dei passaggi fisiologici che nulla tolgono alla possibilità di fruire ancora di piacere sessuale. E’ quindi intuibile che il sesso può essere usufruibile come e quando si ha voglia, nei modi e nelle circostanze che includono piacere e simpatia, al di là di ogni formalismo suggerito dagli stereotipi. Infine il numero degli orgasmi…. La variabilità umana configura persone ipoattive o iperattive, in dipendenza agli equilibri ormonali che regolano il piacere sessuale. Il fatto di essere in un certo modo non vuol dire stare male, almeno in linea teorica. Per quanto riguarda la pratica possono essere presenti problemi relativi a partner con diverso equilibrio ormonale. Oggi la medicina aiuta molto a superare, o meglio a ritoccare, l’equilibrio personale di ognuno di noi, per il fattore psicologico però ognuno deve trovare dentro di sé il piacere di avere una gradevole vita sessuale. In pratica, voglia e desiderio non sono esattamente la stessa cosa e la sottile differenza tra i due fattori risiede nell’emozione che una azione o una compagnia restituisce. Detto ciò spero di aver aperto una piccola breccia nei muri mentali che imprigionano la libertà sessuale di ognuno di noi. Sicuramente tale trattazione è fin troppo sintetica, ma mi riservo di entrare nel merito relativamente alle segnalazioni e alle domande che eventualmente verranno poste da chi legge queste righe. Buona sessualità a tutti.

Nessun commento:

Posta un commento