Non
c’è niente di più soggettivo della propria sessualità. Quando
una persona mi domanda se la propria sessualità, regolarmente
espressa senza problemi, è “normale”, la risposta è certamente
affermativa fatto salvo i casi nei quali la propria sessualità va a
invadere la libertà o il benessere di altre persone.
L’evoluzione della comunicazione di massa, attraverso forme di
audiovisivi, che fanno da modello verso il concepimento delle nostre
abitudini sessuali, sta influendo, ahimè, soprattutto sulla fascia
giovanile, come una pesante interfaccia emulativa, a confronto della
quale molti si percepiscono non adeguati. Così capita che in
mancanza di un modello istituzionale, quale potrebbe essere quello
divulgato in un ambito scolastico o in uno studio psicologico, la
persona crea un “modello” di sessualità che è esattamente lo
specchio di ciò che viene proposto attraverso la divulgazione
assolutamente ingannevole dei mezzi di comunicazione,
internet in testa. Si creano falsi miti in merito alla durata,
alle dimensioni dei propri attributi maschili o all’avvenenza
femminile, al numero degli orgasmi, senza pensare che la sessualità
è la forma più sublime e naturale per poter sfogare le proprie
frustrazioni e come tale non può e non deve essere catalogata.
Nell’espletamento della propria sessualità occorre solo tenere in
considerazione che, in compagnia di un partner, occorre evitare di
essere egoisti, ma remare insieme verso un piacere individuale
condiviso. A questo punto vorrei sfatare alcuni miti. In
merito alla durata non esiste uno standard di fruizione del piacere
sessuale. L’orgasmo si consuma in un arco di tempo, che
secondo il nuovo Manuale dei Disturbi Mentali non può essere
inferiore al minuto per gli uomini (in tal caso si configura come
eiaculazione precoce), mentre, se non raggiunto, si parla
genericamente di disturbo dell’orgasmo, con tutta una serie di
implicazioni che sarebbe riduttivo trattare in questa sede.
L’orgasmo femminile è poi più elaborato rispetto quello maschile e
richiede più coinvolgimento emotivo, facendo, a mio modesto avviso,
la sessualità delle donne una sessualità superiore qualitativamente.
Si può comunque affermare che, per ciò che riguarda l’orgasmo,
quando non si incorre in problemi fisici o derivanti da farmaci, vi
sono, nella maggior parte dei casi, implicazioni di tipo
ansiose, e basta questo per configurare la maggior parte dei
disturbi relativi all’orgasmo come disturbi a base psicologica che
possono avere origini remote, come ad esempio i sensi di colpa.
Detto ciò passiamo a sfatare il mito delle misure. Il piacere
sessuale non controlla il mezzo, ma il fine. Questa semplice frase
apre le porte a tutta una serie di persone, che pensano che il
piacere sessuale sia correlato ad una dimensione o ad una durezza
particolare o addirittura ad una età. Secondo la legge si può
liberamente fare sesso tra persone consenzienti dalla maggiore età
in avanti e questo vuol dire che legalmente non ci sono limiti di
età, sempre che non vi siano fini diversi dal piacere reciproco. Ben
venga quindi la sessualità anche negli “–anta” inoltrati, a
dispetto di tutte le convenzioni a riguardo di menopausa e
della cosiddetta
andropausa che rappresentano solo dei passaggi fisiologici che
nulla tolgono alla possibilità di fruire ancora di piacere sessuale.
E’ quindi intuibile che il sesso può essere usufruibile come e
quando si ha voglia, nei modi e nelle circostanze che includono
piacere e simpatia, al di là di ogni formalismo suggerito dagli
stereotipi. Infine il numero degli orgasmi…. La variabilità
umana configura persone ipoattive o iperattive, in dipendenza agli
equilibri ormonali che regolano il piacere sessuale. Il fatto di
essere in un certo modo non vuol dire stare male, almeno in linea
teorica. Per quanto riguarda la pratica possono essere presenti
problemi relativi a partner con diverso equilibrio ormonale. Oggi la
medicina aiuta molto a superare, o meglio a ritoccare, l’equilibrio
personale di ognuno di noi, per il fattore psicologico però ognuno
deve trovare dentro di sé il piacere di avere una gradevole vita
sessuale. In pratica, voglia e desiderio non sono esattamente
la stessa cosa e la sottile differenza tra i due fattori risiede
nell’emozione che una azione o una compagnia restituisce. Detto ciò
spero di aver aperto una piccola breccia nei muri mentali che
imprigionano la libertà sessuale di ognuno di noi.
Sicuramente tale trattazione è fin troppo sintetica, ma mi riservo
di entrare nel merito relativamente alle segnalazioni e alle domande
che eventualmente verranno poste da chi legge queste righe. Buona
sessualità a tutti.
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